Sunday 23 November 2008

GRSA consiglia


"Il traduttore del silenzio" è un caso internazionale, tradotto in quattordici paesi.
E’ un viaggio attraverso i frammenti di una vita difficile quanto straordinaria.

Daud Hari, in uno stile asciutto e un po’ rude, narra la sua personale esperienza come testimone, interprete e guida in una della regioni più povere dell’Africa : il Darfur, dove da troppi anni si consuma una strage indisturbata.

Daoud è nato in un piccolo villaggio nel Darfur.. Sebbene sia stato lontano anni dopo molte tormentate vicissitudini, ha deciso di tornare a casa, facendo il percorso inverso a quello di milioni di profughi. Ha ritrovato la sua gente, suo padre e i suoi fratelli, in particolare l’amato Ahmed, appena prima di perdere tutto. Perché un giorno il villaggio è stato attaccato, le capanne bruciate e Ahmed è stato ucciso. L’ha sepolto Daoud con le sue mani prima di incamminarsi nel deserto con i sopravvissuti. Alle loro spalle, le colonne di fumo disperdono nell’aria le ceneri di case, di alberi, dei corpi di chi non ha voluto o potuto andarsene. Lontane dalla ribalta del mondo, scene come questa accadono quotidianamente in Darfur.

Nel deserto, a capo della sua gente dispersa, Daoud si imbatte nel suo destino: un’organizzazione incaricata di raccogliere le prove per dimostrare al mondo che ciò che accade è un genocidio. Facendo tesoro dell’inglese imparato a scuola, Daoud si offre come interprete e guida. Dovrà riversare in orecchi troppo abituati al silenzio del mondo le testimonianze di centinaia di profughi e sopravvissuti. Sono storie di un dolore quotidiano, tanto spaventose che a volte non riesce nemmeno a tradurle.

Quella è diventata la sua missione. Perché nessuno possa dire di non aver saputo.

Per capire la tragedia del Darfur e del popolo degli zaghawa, le sue pagine autobiografiche sono una preziosa ed emozionante testimonianza.

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